La Tragica Spedizione del Dirigibile “Italia” al Polo Nord (1928)
Nel 1928, l’Italia era all’avanguardia nella sperimentazione della tecnologia aeronautica, e uno degli eventi più drammatici legati a questa innovazione fu la spedizione del dirigibile Italia, guidata dall’esploratore e ingegnere Umberto Nobile. L’obiettivo dell’impresa era il raggiungimento del Polo Nord, una sfida estrema che univa esplorazione, scienza e patriottismo.
La Partenza e il Dirigibile Italia
Il dirigibile Italia era un’imponente aeronave a gas, lunga circa 106 metri, costruita sulla base del successo di una precedente spedizione polare, quella del dirigibile Norge (1926), che aveva raggiunto il Polo Nord senza incidenti. Il Italia salpò da Milano nel 1928 e, dopo varie tappe, raggiunse l’arcipelago delle Svalbard, in Norvegia, da dove sarebbe iniziata la vera esplorazione polare.
La spedizione trasportava un equipaggio di 16 uomini, incluso il comandante Nobile, scienziati e operatori radio. Oltre al prestigio scientifico e nazionale, la missione mirava a condurre ricerche meteorologiche, geografiche e atmosferiche.
Il Tragico Incidente
Il 23 maggio 1928, il dirigibile Italia riuscì a sorvolare il Polo Nord. Tuttavia, durante il volo di ritorno, le condizioni meteorologiche peggiorarono drasticamente. Nella mattina del 25 maggio, il Italia fu travolto da una tempesta di ghiaccio e venti estremamente forti. Il dirigibile perse quota, fino a schiantarsi sul pack artico. L’impatto fu devastante: la gondola principale, contenente Nobile e parte dell’equipaggio, si staccò dal corpo del dirigibile, precipitando sul ghiaccio. Il resto del dirigibile, alleggerito, si perse con sei membri dell’equipaggio a bordo, i quali non furono mai più ritrovati.
Il Campo Rosso e la Lotta per la Sopravvivenza
I superstiti, inclusi Nobile e altri otto uomini, riuscirono a sopravvivere sul pack ghiacciato grazie alle scorte e all’equipaggiamento salvato durante la caduta. Montarono un rifugio temporaneo, noto come “Campo Rosso” per via del colore della tenda usata per segnalare la loro posizione ai potenziali soccorritori. Tuttavia, erano isolati e in balia delle condizioni estreme dell’Artico.
Fortunatamente, l’operatore radio della spedizione, Giuseppe Biagi, riuscì a far funzionare un piccolo trasmettitore radio. Il suo SOS fu captato da una stazione radio amatoriale in Russia, il che diede il via a una massiccia operazione internazionale di salvataggio.
Il Salvataggio e le Conseguenze
Il salvataggio dei superstiti si trasformò in una delle più grandi operazioni di soccorso dell’epoca. Numerose nazioni parteciparono con aeroplani, rompighiaccio e navi, inclusa la famosa spedizione del pilota svedese Einar Lundborg, che riuscì a salvare Umberto Nobile, ma in circostanze controverse, poiché non furono subito tratti in salvo anche gli altri membri della spedizione.
Alla fine, ci vollero circa 48 giorni prima che i superstiti rimanenti fossero tratti in salvo. Il bilancio finale della tragedia fu di nove morti, tra cui i sei membri scomparsi con il dirigibile e tre che morirono a causa delle ferite o delle difficili condizioni.
L’Eredità della Spedizione
La spedizione del dirigibile Italia rappresenta una delle storie più commoventi di esplorazione polare del XX secolo, segnata da eroismo, tragedia e controversie. La figura di Umberto Nobile divenne oggetto di intense polemiche in Italia e all’estero. Alcuni lo accusarono di aver abbandonato i suoi uomini nel momento del bisogno, mentre altri riconobbero il valore scientifico e pionieristico della sua impresa. In ogni caso, la spedizione fece emergere i rischi estremi legati all’esplorazione dell’Artico.
Oggi, la spedizione del Italia resta un simbolo del coraggio e della determinazione umana di fronte agli elementi più ostili della natura.